Il ruolo della Prolattina nella caduta dei capelli post autotrapianto
Tutti, o quasi, sanno che la prolattina stimola la produzione di latte nelle donne partorienti ma pochi sanno che sembra essere responsabile anche della calvizie, sia nell’uomo che nella donna.
Cos’è la prolattina?
Non è altro che una proteina e più precisamente parliamo di un ormone secreto nella parte anteriore dell’ipofisi su regolazione dell’ipotalamo. La sua struttura chimica ricorda l’ormone della crescita (Growth Hormone, GH), ma le sue funzioni sono molteplici andando dalla sfera sessuale, al sistema immunitario, al metabolismo fino ad arrivare al comportamento.
La sua produzione è regolata in negativo da un altro ormone, la dopamina, e in positivo da estrogeni e TRH (Thyrotropin Releasing Hormone).
Se nella donna è ben chiaro il ruolo della prolattina, nell’uomo non si sa ancora molto, certo è che deve aggirarsi entro determinati valori:
- Donne: 2-29 ng/mL.
- Donne in gravidanza: 10-209 ng/mL (terzo trimestre)
- Uomini:2-18 ng/mL.
Cosa accade quando la prolattina è alta?
Livelli aumentati di prolattina si possono riscontrare sia nella donna che nell’uomo. Le cause sono da ricercarsi nell’assunzione di alcuni farmaci (antipsicotici, alcuni antipertensivi), nella presenza di tumori benigni dell’ipofisi, nei casi di ipotiroidismo o nell’insufficienza renale e nelle malattie del fegato.
Inoltre è ben noto che l’iperprolattinemia può determinare un significativo calo del desiderio, in entrambi i sessi; in particolare, nella donna si può verificare un’alterazione del ciclo mestruale che può degenerare in una vera e propria amenorrea, mentre nell’uomo si possono verificare problemi legati all’erezione e ginecomastia.
Nell’uomo la prolattina sembra giocare un ruolo importante anche nell’ingrandimento prostatico, in questo caso si parla di ipertrofia prostatica benigna.
La secrezione di questo ormone è pulsatile, con valori massimi durante le ore notturne e lento e progressivo calo sino alle 8 – 10 del mattino, per stabilizzarsi poi su valori relativamente costanti.
La concentrazione in circolo è molto bassa e la sua emivita è di circa 15-20 minuti. Una volta esplicatala sua funzione viene captata dal circolo ematico a livello del fegato e i cataboliti vengono smaltiti dal rene.
In che modo la prolattina può influire sulla caduta dei capelli?
Da recenti studi è stato evidenziato che alti livelli di prolattina sono determinanti nella totalità dei casi del fallimento di interventi di autotrapianto di capelli.
In particolare alcuni studiosi dell’Università di Amburgo hanno scoperto la presenza a livello dei follicoli piliferi di recettori per la prolattina (PRLR). Quest’ultima, legandosi al recettore provocherebbe il passaggio repentino dalla fase anagen a quella catagen, determinando una ridotta proliferazione e una maggiore apoptosi dei cheratinociti del bulbo pilifero.
Ma c’è differenza tra uomo e donna?
Sembrerebbe proprio di si. Anzi la prolattina agisce in maniera antipodica, nell’uomo l’iperprolattinemia provoca la caduta dei capelli non solo nella zona fronto-temporale ma anche in quella occipitale (donor area), nella donna, invece, sembra agire al contrario ossia promuove il mantenimento della fase anagen incentivando lo sviluppo dei follicoli nella zona fronto-temporale; questo è il motivo per il quale le donne in gravidanza possono godere di una bellissima e vigorosa chioma.
Prospettive future
Da una sperimentazione effettuata con anticorpi monoclonali dei recettori della prolattina, con iniezioni sottocutanee, sui macachi che soffrono di una forma di alopecia simile alle calvizie umana, sono stati ottenuti risultati positivi non solo sugli esemplari più giovani ma anche in quelli più anziani con una ricrescita dai 50 ai 220 peli terminali per cm2
Tutto ciò è possibile perché gli anticorpi per il recettore della prolattina bloccando la segnalazione del recettore, annullano l’effetto della prolattina ovunque si esplichi l’azione di questo ormone.
Inoltre è stato verificato che i risultati di crescita dei peli nelle zone diradate si mantengono costanti finanche a quattro anni dall’assunzione.
Quanto di positivo ottenuto da questa sperimentazione apre la strada, entro la fine del decennio, alla messa in commercio di un vero e proprio farmaco applicabile anche sull’uomo.
Fintanto che questa terapia possa diventare fruibile per il grande pubblico, un’alternativa è rappresentata dalla possibilità di utilizzare alcuni rimedi naturali, come l’Agnocasto e la Damiana.
In particolare è stato appurato che estratti dei frutti, foglie e l’utilizzo degli oli essenziali possano mimare l’azione dopaminergica determinando un’inibizione della produzione di prolattina.